SARA BARATTIN Capitano Nazionale

Rugby Casale
RUOLO:Mediano di mischia
CAP: 62
DATA DI NASCITA:11/09/1986

SARA BARATTIN CAPITANO NAZIONALE ITALIANA RUGBY

1) Sono decine e decine le discipline sportive perché hai scelto proprio il rugby, cosa ti affascina di questo sport?
Prima di scegliere il rugby ho fatto altri sport a livello agonistico, se così si può dire. Prima la ginnastica artistica e poi l’atletica. Il rugby è stata una scoperta scolastica attraverso i progetti sportivi alle scuole medie, poi ho aspettato fino a quando finalmente non ho avuto modo di arrivare ai campi della Benetton. Me ne sono innamorata proprio al mio primo torneo scolastico, dove la mia classe ne è uscita vincitrice (quello che non ho detto è che la mia classe alle medie era composta da 15 ragazze e 4 ragazzi!). È uno sport che personalmente mi diverte e mi dà gioia, è una continua sfida con te stessa oltre che con le avversarie, in più si crea un rapporto speciale con le compagne di squadra.

2) Quali sono le differenze più evidenti, a parte la fisicità, tra il rugby femminile e quello maschile?
Oltre alla fisicità, che è il punto cruciale della diversità tra maschi e femmine, gli uomini fanno degli impatti micidiali, noi donne se è possibile cerchiamo di evitarli. Un altro punto credo sia la velocità del gioco, il nostro è leggermente più lento, stiamo cercando di velocizzarlo anno dopo anno.

3) Quale età secondo te potrebbe essere quella giusta per iniziare a giocare a rugby?
Assolutamente il prima possibile. Ci sono degli esempi lampanti di giocatrici che hanno iniziato con il mini rugby e hanno una marcia in più rispetto a chi ha iniziato più tardi. Io, personalmente, ho iniziato a 17 anni, credo però che gli sport che ho fatto in precedenza mi siano serviti per il rugby a livello di capacità motorie. Nonostante sia meglio iniziare da piccole, basta cominciare con l’entusiasmo giusto e la voglia di mettersi in gioco.

4) Prova ad essere convincente, spiega perché una giovane ragazza dovrebbe indossare le scarpe chiodate ed abbandonare tutù e zumba?
Io direi loro di venire a provare, poi il gioco e le persone che incontri fanno tutto il resto.

5) Ci sono molti tifosi e spettatori al seguito di una partita di rugby femminile, come vi accolgono? sono scettici? entusiasti? o altro?
A livello di club i nostri tifosi sono per lo più familiari, fidanzati, mariti, amici stretti, mentre a livello nazionale abbiamo un discreto seguito. Ce ne siamo accorte quest’anno, a Padova c’erano più di 4000 persone. Per noi è stata una sorpresa! C’è entusiasmo, c’è gioia, c’è scetticismo, un po’ di tutto ma il bello è proprio questo, la varietà delle persone. Ci sarà sempre qualcuno contrario al rugby femminile ma non fa niente, prima o poi, se e quando prenderanno contatto con noi cambieranno idea.

6) Differenze sostanziali tra rugby femminile in Italia ed all’estero
All’estero si gioca di più e probabilmente ad un livello più alto del nostro. Ogni anno si aggiungono squadre nei nostri due campionati (15 e7) per cui stiamo migliorando, un passo alla volta.

7) Raccontare un aneddoto simpatico e/o antipatico successo sul campo durante una partita
Ce ne sono molti di aneddoti, dalla dottoressa falciata dalla guardalinee, all’infortunio di una compagna di squadra che ha iniziato a fare il verso di un gabbiano, peccato che fossimo a giocare vicino al mare e quindi il suo lamento di dolore non è stato immediatamente sentito.

8) Quanto e come ci si allena?
Dipende da cosa vuole fare una giocatrice. Se vuoi arrivare a giocare a determinati livelli, ti devi allenare sempre o quasi, dalla palestra, all’atletica al campo, dipende da te.

© Ivrea Rugby Club – Massimo Sardo