MICHELA SILLARI
Club: CLUB: Rugby Colorno
RUOLO: Estremo / Ala
CAP: 25
DATA DI NASCITA: 23/02/1993
MICHELA SILLARI

1) Sono decine e decine le discipline sportive perché hai scelto proprio il rugby, cosa ti affascina di questo sport?
Ho iniziato a giocare a rugby in terza elementare grazie ad un corso organizzato da una società, l’amatori Parma rugby, nella palestra della scuola. Per qualche mese ho continuato a praticare anche ginnastica artistica, ma poi ho preferito abbandonarla per dedicarmi solo al rugby. Di questo sport mi è piaciuto subito lo spirito di squadra, che ti porta a creare amicizie e legami che vanno al di fuori del campo. Inoltre mi hanno colpita molto la serenità e l’allegria degli allenatori durante gli allenamenti, probabilmente perché ero abituata all’austerità delle insegnanti di ginnastica artistica, che erano pronte a sgridarci non appena commettevamo un errore! Ovviamente ora che non sono più nel minirugby gli allenatori sono più esigenti, ma c’è sempre spazio per una risata durante l’allenamento e credo che sia proprio questo quello che mi affascina di più: riuscire ad allenarmi al massimo divertendomi.

2) Quali sono le differenze più evidenti, a parte la fisicità, tra il rugby femminile e quello maschile?
A parte la fisicità e la velocità nel gioco le differenze maggiori si notano soprattutto nel numero dei tesserati e degli spettatori, anche se negli ultimi anni i numeri per la femminile, sia di tesserate che di spettatori, sono aumentati notevolmente.

3) Quale età secondo te potrebbe essere quella giusta per iniziare a giocare a rugby?
Il prima possibile! Perché, come si sa, da bambini è molto più facile apprendere nuove cose e imparando da piccoli si riescono a creare degli automatismi. Comunque una persona portata per lo sport non fatica ad imparare anche a 16-17 anni.

4) Prova ad essere convincente, spiega perché una giovane ragazza dovrebbe indossare le scarpe chiodate ed abbandonare tutù e zumba?
Perché il rugby è uno sport completo, fa capire cosa significa fare parte di una squadra e lottare per un obiettivo comune e quando questo viene raggiunto dà una soddisfazione che nessuna lezione di zumba può dare!

5) Ci sono molti tifosi e spettatori al seguito di una partita di rugby femminile, come vi accolgono? sono scettici? entusiasti? o altro?
Come si dice ‘pochi ma buoni’: il pubblico non è numerosissimo, anche se negli ultimi anni è aumentato notevolmente, ma non ci fa mancare l’incitamento durante l’inno e le parti più importanti della partita. Anche le società che ospitano le partite ci accolgono con grande entusiasmo e sono sempre molto disponibili.

6) Differenze sostanziali tra rugby femminile in Italia ed all’estero
In alcuni stati, come Inghilterra e Francia, il numero di tesserate è più elevato rispetto al nostro, tanto che hanno la possibilità di organizzare campionati a più livelli. Ma negli ultimi anni in Italia, grazie alla Coppa Italia, il numero delle tesserate sta aumentando e quasi ogni anno nasce una nuova squadra a quindici.

7) Raccontare un aneddoto simpatico e/o antipatico successo sul campo durante una partita
Per le partite di campionato i guardalinee sono gli accompagnatori delle due squadre. Qualche mese fa una mia compagna ha falciato il guardalinee (il nostro accompagnatore) che è volato per terra, sono rimasti entrambi illesi per fortuna.. Ma lo abbiamo preso in giro per settimane!

8) Quanto e come ci si allena?
Tutti i giorni e alcuni giorni della settimana doppio allenamento: campo e palestra. Chi gioca in ruoli particolari, come ad esempio il tallonatore o chi calcia, fa anche allenamenti specifici sui gesti tecnici che gli competono.

© Ivrea Rugby Club – Massimo Sardo