MARIA CRISTINA TONNA

Ruolo:
CAPO DELEGAZIONE
COORDINATORE/ATTIVITÀ FEMMINILE

MARIA CRISTINA TONNA CAPO DELEGAZIONE COORDINATORE ATTIVITÀ FEMMINILE

1) Sono decine e decine le discipline sportive perché hai scelto proprio il rugby, cosa ti affascina di questo sport?
Ho cominciato a giocare a rugby nel 1982 e come puoi immaginare all’epoca non c’era tutta questa attenzione verso il rugby giocato dalle donne, e neanche era uno sport così popolare in Italia. Avevo 13 anni e prima avevo provato tante attività : nuoto da piccolissima, tennis, atletica,basket, pallavolo….e poi l’incontro casuale con il rugby. E’ stato amore a prima vista, andai a vedere la prima partita di mio fratello , che aveva cominciato a giocare da poco, ed il giorno dopo ero già al campo a provare! Mi affascina l’energia ed il senso di libertà che ti trasmette correre con la palla in mano e quel filo invisibile che ti lega alle compagne in campo, non ho mai provato queste sensazioni in altri sport.

2) Quali sono le differenze più evidenti, a parte la fisicità, tra il rugby femminile e quello maschile?
In linea generale il gioco delle donne è più “cerebrale” , più volto alla ricerca dell’intervallo da attaccare, proprio perché, come hai giustamente notato, la fisicità tra uomo e donna fa la differenza. Però è anche vero che molte squadre, soprattutto quelle dotate di giocatrici con fisici possenti, un esempio tra tutti l’Inghilterra, adotta un modello di gioco più simile a quella della propria Nazionale maschile. Per l’Italia, comunque, non si tratta solo di un adattamento a misure fisiche inferiori, si tratta di una filosofia di gioco, di una scelta.

3) Quale età secondo te potrebbe essere quella giusta per iniziare a giocare a rugby?
Se una ragazza arriva al rugby anche in età avanzata, piuttosto che da piccolissima, avendo fatto altre attività sportive, non c’è problema. Penso a Sara Barattin, un baluardo della Nazionale, arrivata al rugby dopo un percorso nella ginnastica artistica. Evidenzierei il fatto, di contro, che in Italia facciamo ancora fatica a far fare sport con costanza alle bambine/ragazze, come se fosse una prerogativa dei maschi fare sport. Spesso le società sportive non sono neanche attrezzate per avere bambine nei settori giovanili, figuriamoci un settore femminile.
In Italia, nel rugby, abbiamo creato vari livelli di competizione per le ragazze, e chi arriva anche in età adulta può provare con la forma “touch”, mentre chi comincia prima avrà di certo una maggiore possibilità di scelta in base alle proprie capacità e alla propria volontà di fare un percorso piuttosto che un altro.

4) Prova ad essere convincente, spiega perché una giovane ragazza dovrebbe indossare le scarpe chiodate ed abbandonare tutù e zumba?
Perché il rugby è un gioco per ragazze toste, e le donne lo sono…..solo che a volte sono rimaste imprigionate nel vestito da principessa, non avendo la percezione che anche le principesse sono e devono essere ragazze toste!

5) Ci sono molti tifosi e spettatori al seguito di una partita di rugby femminile, come vi accolgono? sono scettici? entusiasti? o altro?
Gli spettatori stanno aumentando di anno in anno, le persone che ci incontrano casualmente durante i raduni oppure chi viene allo stadio per le nostre partite hanno un entusiasmo incredibile, pari alla disponibilità delle ragazze e di noi dello staff a scambiare due parole, fare una foto o un autografo.Siamo una Nazionale e la gente ha rispetto ed ammirazione. Per mia esperienza ti dico che chi è scettico per proprio pregiudizio, se riesce a vincere quella diffidenza iniziale e riesce a vedere, anche in streaming, una delle nostre partite diventa un tifoso entusiasta. Tantissimi addetti ai lavori mi hanno confidato di aver avuto qualche dubbio, ma vedendo le partite si sono convinti che il rugby giocato dalle donne è spettacolare.

6) Differenze sostanziali tra rugby femminile in Italia ed all’estero
In alcuni Paesi ci sono più squadre e tutto diventa più facile. In Italia stiamo facendo passi da gigante anche in questo.

7) Raccontare un aneddoto simpatico e/o antipatico successo sul campo durante una partita
Una cosa che ci fa ancora ridere tutti a crepapelle è quando in Scozia, anni fa, il guardalinee impattò con un nostro medico che stava entrando in campo per soccorrere una giocatrice, facendogli fare un bel volo in campo, tipo placcaggio. Una volta appurato che sia la giocatrice che il medico stavano bene, abbiamo cominciato a ridere in panchina come delle matte, tanto che ancora oggi c’è una “parodia” che ogni tanto gira in squadra al ricordo. Pensa che la guardalinee quando ci incontra ancora si scusa per l’accaduto!
Fatto antipatico direi che è legato alle condizioni meteo di un paio di gare, un freddo per noi anomalo che ha veramente messo a dura prova tutto il gruppo.

8) Quanto e come ci si allena?
Per poter essere una giocatrice della Nazionale ci si allena molto, con costanza, a volte anche più volte al giorno. Chi vuole rappresentare il proprio Paese, in qualunque attività, deve essere al meglio della propria preparazione.

© Ivrea Rugby Club – Massimo Sardo